Descrizione
Breve descrizione del percorso
Castel Gandolfo (8 955 abitanti) è un comune italiano della città metropolitana di Roma Capitale, nell'area dei Castelli Romani. Il centro abitato fa parte del circuito dei Borghi più belli d'Italia. È conosciuta soprattutto per la presenza della residenza estiva dei papi, alla quale fanno corona molte altre residenze estive, ville e villini edificati a partire dal XVII secolo. Il suo territorio include quasi tutto l'arco costiero del lago Albano con vista sul cono vulcanico di Monte Cavo, che ospita tra l'altro lo stadio olimpico di canottaggio del CONI.Vi sono inoltre vari luoghi di interesse archeologico (tra cui l'emissario del lago Albano e i resti della villa albana di Domiziano), naturalistico (essendo la zona inclusa nel perimetro del parco regionale dei Castelli Romani) e artistico (come la collegiata pontificia di San Tommaso da Villanova edificata da Gian Lorenzo Bernini).
La via Appia era una strada romana che collegava Roma a Brundisium (Brindisi), uno tra i più importanti porti dell'Italia antica, un porto da cui iniziavano le rotte commerciali per la Grecia e l'Oriente. Considerata dai Romani la regina viarum (regina delle strade), è universalmente ritenuta, in considerazione dell'epoca in cui fu realizzata (fine IV - III sec. a.C.), una delle più grandi opere di ingegneria civile del mondo antico per l'enorme impatto economico, militare e culturale che essa ha avuto sulla società romana. I lavori per la costruzione iniziarono nel 312 a.C. per volere del censore Appio Claudio Cieco (Appius Claudius Caecus, importante esponente della gens Claudia), che fece ristrutturare ed ampliare una strada preesistente che collegava Roma ai Colli Albani prolungandola fino a Capua, da alcuni anni posta sotto il controllo romano. Alla metà del III sec. a.C. il tragitto fu esteso fino a Maleventum (Benevento). I lavori di costruzione si protrassero durante la seconda metà del III sec. a.C., quando fu raggiunta Tarentum (Taranto) e poi fino a verso il 190 a.C., epoca in cui fu completato il percorso fino al porto di Brundisium (Brindisi). La funzione primaria del tracciato era militare (garantire un rapido movimento delle truppe verso l'Italia meridionale), successivamente fu anche utilizzata come una fondamentale via di commercio. La strada fu restaurata ed ampliata durante il governo degli imperatori Augusto, Vespasiano, Traiano e Adriano. L'imperatore Traiano fece anche realizzare, tra il 108 ed il 110, una diramazione denominata via Appia Traiana, che da Benevento raggiungeva Brindisi attraversando l'Apulia (Puglia) con un nuovo percorso in gran parte vicino alla costa e pianeggiante.
La chiesa del "Domine Quo Vadis", o Santa Maria in Palmis, è un piccolo luogo di culto cattolico che si trova a Roma, al bivio tra l'Appia Antica e la via Ardeatina, nel quartiere Appio-Latino. La chiesa odierna è il rifacimento seicentesco di una piccola cappella eretta nel IX secolo. La chiesa è oggi gestita dai religiosi della Congregazione di San Michele Arcangelo, il cui convento, anch'esso del XVII secolo, è annesso alla chiesa. La chiesa è eretta sul luogo dove, secondo un episodio narrato negli Atti di Pietro, l'apostolo Pietro, che fuggiva da Roma per sottrarsi alle persecuzioni di Nerone, avrebbe incontrato in visione Gesù. Secondo questo racconto, Pietro pose a Gesù la domanda «Domine, quo vadis?», ovvero "Signore, dove vai?", e alla risposta di Gesù, «Eo Romam iterum crucifigi», "Vado a Roma a farmi crocifiggere di nuovo", Pietro capì che doveva tornare indietro per affrontare il martirio. Su una piccola lastra di marmo al centro della chiesa si trovano, infatti, due impronte di piedi (copia di un rilievo conservato nella vicina basilica di San Sebastiano fuori le mura), che sarebbero le impronte lasciate da Gesù.
Porta di San Sebastiano è la più grande e meglio conservata porta della cinta difensiva delle Mura Aureliane di Roma. Il nome originario era Porta Appia perché da lì passava la via Appia, la regina viarum che cominciava poco più indietro, dalla Porta Capena delle mura serviane, e lo conservò a lungo. Un documento del 1434 la menziona come “Porta Domine quo vadis”. Solo dopo la metà del XV secolo è finalmente attestato il nome che conserva ancora oggi, dovuto alla vicinanza alla basilica e alle catacombe di San Sebastiano. La chiusura era realizzata da due battenti in legno e da una saracinesca che scendeva, entro scanalature tuttora visibili, dalla sovrastante camera di manovra, in cui ancora esistono le mensole in travertino che la sostenevano. Alcune tacche sugli stipiti possono indurre a ritenere che si usassero anche delle travi a rinforzo delle chiusure. Data l'importanza della via Appia che da qui usciva dalla città, soprattutto in epoca romana tutta l'area era interessata da grossi movimenti di traffico cittadino. Sullo stipite destro della porta è incisa la figura dell'Arcangelo Michele mentre uccide un drago, a fianco della quale si trova un'iscrizione, in un latino medievale in caratteri gotici, in cui viene ricordata la battaglia combattuta il 29 settembre 1327 (giorno di San Michele, appunto) dalle milizie romane ghibelline dei Colonna contro l'esercito guelfo del re di Napoli Roberto d'Angiò. Ma oltre alle testimonianze di un certo valore storico, l'intero monumento è interessante anche per la ricchezza di graffiti e tracce certamente non ufficiali, ma che documentano la vita quotidiana che intorno alla porta si è svolta nei secoli. Sono probabilmente opera di pellegrini le varie croci incise nei muri ed il monogramma di Cristo (JHS con la croce sopra l'H) visibile sullo stipite sinistro, di fronte all'Arcangelo Michele; sono leggibili molti nomi italiani e stranieri (un certo Giuseppe Albani ha scritto tre volte il suo nome) e varie date, che si possono decifrare fino al 1622; ad uso di viandanti forestieri qualcuno ha anche inciso una sorta di indicazione stradale per la porta o la basilica di San Giovanni in Laterano.
Il percorso in breve:
Si parte da Albano Laziale, davanti alla cattedrale di San Pancrazio, si procede in discesa per Via Cairoli fino a raggiungere un bivio. Si fa un giro a destra e si imbocca la strada per Castel Gandolfo. Dopo circa 300 m, all’altezza del parcheggio, che si trova a sinistra, inizia la pista ciclabile che conduce fino all’incrocio del semaforo. In questo punto si attraversa la strada per entrare, salendo, nel Borgo di Castel Gandolfo. Dopo 200 m di salita, si gira verso un tornante a sinistra e poi si prosegue dritto fino a giungere in piazza della Libertà da dove si può ammirare il palazzo Pontificio, una bella fontana e la parrocchia di S. Tommaso da Villanova (oltre che rifocillarsi su uno dei tanti bar/ristoranti che si trovano nella piazza e lungo il corso principale). Risalendo in sella, si scende per Via Oratorio cercando di non farsi distrarre dalla affascinante vista del lago di Albano. Pausa foto. Da qui inizia la discesa dai Castelli Romani verso l’antica via Appia. Una volta usciti da Castel Gandolfo si riprende la strada statale per un breve tratto (1,3 Km, in discesa). Ad un certo punto inizia un muro in pietra e la strada piega a destra. All’altezza della fermata di autobus (Cotral), ci sarà una striscia pedonale. Attraversare la strada e prendere un corridoio stretto, segnalato con adesivi della Via Francigena. Da questo punto il percorso utilizza strade secondarie fino a raggiungere la Via Appia Antica, nei pressi di Santa Maria delle Mole. Il primo tratto è sterrato e abbastanza sconnesso, fino a quando si raggiunge la stazione ferroviaria di Santa Maria delle Mole. Si attraversa la via asfaltata, e, sulla sinistra si trova un punto informativo della VFdS, dove ci si può rifocillare. Da questo punto in poi inizia il tratto più preservato di questa antica via dove si potrà ammirare, oltre che il suo basolato, tutti i monumenti funerari che si trovano ai lati e le eleganti ville di imperatori, consoli e personalità dell’antica Roma. All'ombra dei pini e degli innumerevoli monumenti funerari il tempo sembra scorrere più lentamente, ad ogni pedalata si scoprono nuovi e suggestivi angoli di questo singolare parco archeologico, ritenuto uno dei più belli d'Italia. L'itinerario propone un passaggio dentro le Catacombe di San Sebastiano (chiuso il mercoledì), prima di arrivare a pora San Sebastiano. A partire da questo punto, la Via Appia ci conduce nella Roma Antica, quella esuberante, degli imperatori, dei monumenti, degli Archi trionfali e del Colosseo. Qui il tempo si ferma per l'esploratore in bicicletta: impossibile non scattare una foto dopo l'altra per immortalare questo momento. Dopo il Monumento a Vittorio Emanuele II, il percorso assume tratti urbani per raggiungere il Ponte di Castel Sant'Angelo ed arrivare nell'imponente piazza S. Pietro, già nel Vaticano. È il momento clou della giornata, che racchiude questa esperienza. È ora di timbrare la credenziale e prendere il Testimonium, ovvero il certificato dell’avvenuto pellegrinaggio.