Descrizione
Breve descrizione del percorso
L'Abbazia di Fossanova è situata nel comune di Priverno, 5 km a sud del centro urbano, in provincia di Latina. L'abitato sito tutt'intorno ha l'aspetto di vicus e prende il nome da un nuovo canale realizzato per bonificare l’area del piccolo borgo dalla stagnazione delle acque e che era chiamato Fosso Novo. L'Abbazia, figlia dell'abbazia di Altacomba, fu costruita dal 1163 al 1208 ed è un perfetto esempio del primo stile gotico italiano, anzi più precisamente di una visibile forma di transizione dal romanico al gotico. L'interno è spoglio o quasi di affreschi (ne rimangono, almeno fino al 1998, alcuni brandelli sulle pareti) secondo l'austero memento mori dei monaci cistercensi. Il nucleo principale è costituito dalla Chiesa con il Chiostro su cui ruotano il Refettorio, la Sala Capitolare, l’Infermeria dei monaci e la Casa dell’Abate, dove visse, pregò e meditò San Tommaso d'Aquino negli ultimi giorni della sua vita e dove morì nel 1274. Ancora oggi in chiesa se ne conserva la semplice tomba vuota (il corpo fu trasferito dai domenicani a Tolosa alla fine del XIV secolo) composta da una lastra di marmo o travertino rettangolare. Dichiarata “monumento nazionale” nel 1874, l'Abbazia di Fossanova costituisce il più antico esempio d'arte gotico-cistercense in Italia. La chiesa si presenta di una spettacolare e severa grandiosità; la facciata (che doveva essere preceduta da un portico) è semplice ma maestosa, con portale fortemente strombato. Esso è costituito da un arco a sesto acuto nella cui lunetta è ripreso il motivo del rosone, mentre, nella parte inferiore, un mosaico cosmatesco sostituisce un'iscrizione dedicata a Federico Barbarossa. La struttura della chiesa, costruita interamente in travertino, è basilicale. Ha pianta cruciforme. Il braccio longitudinale, che si sviluppa secondo un asse mediano ed è diviso in tre navate, è attraversato perpendicolarmente dal transetto. La lunghezza della navata centrale è scandita nella prima parte da sette campate rettangolari, termina nel presbiterio e nell'abside che formano un unico corpo rettangolare. Il sistema dei sostegni è formato da massicci pilastri rettangolari. Le arcate che conducono dalla navata mediana a quelle laterali sono rette da semicolonne. Altre semicolonne pensili (cioè poste su una mensola a distanza dal suolo) salgono a portare gli archi trasversi della navata centrale. Dal centro del transetto si erge il tiburio a pianta ottagonale, elevato di due piani e sormontato dalla lanterna, che sostituiva il campanile. Le campane si suonavano nel sito del coro con funi che pendevano davanti l'altare maggiore. Nei due bracci, invece, sono ricavate quattro cappelline, vicino alle due a sinistra dell'altare scende la scala con la quale i monaci dal dormitorio passavano direttamente in chiesa. Una cornice di semplice fattura, tipicamente borgognona, corre lungo i due lati della navata centrale a spezzare il verticalismo dell'ambiente. È all'inizio del XXI secolo che viene ultimato il restauro del pavimento della basilica.
Priverno è un comune di 14.367 abitanti della provincia di Latina. Fino al 1927 ebbe il nome di Piperno. Posto al centro della valle dell'Amaseno, sorge su un'area di modeste alture, facente parte del sistema collinare dei Monti Seiani. Le origini di Priverno risalgono al periodo protostorico laziale. Vi sono testimonianze che fanno risalire la fondazione dell'antica Privernum ad almeno quattro secoli prima di Roma, quindi al XII secolo a.C. (restano alcuni ruderi di tale centro). Le prime notizie storiche certe sono opera di Tito Livio. Egli descrive Priverno come un potente centro Volsco del IV secolo a.C. che, a seguito di lunghe lotte, venne sottomesso da Roma per opera di Lucio Emilio Mamercino Privernate e Gaio Plauzio Deciano, che grazie a questa vittoria furono eletti entrambi consoli. Nel 329 a.C. il centro venne completamente distrutto, e la ricostruzione del nuovo abitato avvenne per opera dei Romani nella piana di Mezzagosto, dando origine alla Privernum romana. La vita di Privernum fu nuovamente interrotta nel IX secolo, si ritiene a causa delle invasioni barbariche, ma alcune testimonianze lasciano supporre che la città venne distrutta nel IX secolo per opera dei Saraceni. A seguito di queste invasioni i cittadini abbandonarono il sito dell'antica Privernum e, secondo la tradizione, fondarono nuovi centri sui colli e monti circostanti, tra le quali l'attuale Priverno sul Colle Rosso, e i centri di Sonnino, Roccasecca, Maenza e Roccagorga. Priverno è storicamente appartenuta allo Stato Pontificio fino alla presa di Roma e successivamente dal 1870 fece parte del circondario di Frosinone fino alla sua abolizione nel 1927. Dalla fondazione di Latina (fino al 1946 Littoria), appartiene alla provincia omonima. Il paese era al centro di un sistema di vie che collegavano il nord con il sud (Appia Pedemontana) e l’est con l’ovest (la Pianura Pontina con la Ciociaria). Il transito dei pellegrini è documentato da un dipinto di San Giacomo Maggiore nell’interno della chiesa di San Benedetto, dall’’antico hospitale accanto alla chiesa di Sant’Antonio Abate e di quello, in posizione opposta, di Santo Spirito. Siti di interesse: Abbazia di Fossanova, Chiesa di San Benedetto, Chiesa di San Giovanni, Cattedrale di S. Maria Assunta (dove viene conservato il teschio ritenuto di San Tommaso D’Aquino), Parco e Villa di San Martino, Palazzo Comunale, area archeologica Antica Privernum. Di grande interesse anche la rievocazione storica del Palio del Tributo e la Festa Medioevale di Fossanova.
Sezze è un comune di 24.908 abitanti della provincia di Latina. Secondo la leggenda, il mitico fondatore della città fu Ercole, che giunse a Sezze dopo aver vinto i Lestrigoni. Fu una città probabilmente latina, passerà successivamente sotto il dominio diretto di Roma, che vi dedurrà una colonia nel 382 a.C., nel quadro della difesa del territorio contro i Volsci. Si ritiene che Sezze abbia dato i natali a Gaio Valerio Flacco, poeta latino di I secolo d.C. autore del poema epico Argonautica. Durante l'Alto Medioevo sopravvisse grazie alla sua posizione fortificata e nel 956 si organizzò come libero comune. A metà del 1600 la popolazione fu fortemente colpita dalle scorrerie di spagnoli e austriaci. Come molti altri dell'aerea pontina, fu interessato dal brigantaggio postunitario. Nel 1870, dopo la presa di Roma Sezze entrò a far parte del Regno d'Italia. Siti di interesse: Basilica concattedrale parrocchiale di Santa Maria, Chiesa della Madonna della Pace, Palazzo Calabresi, Palazzo De Magistris, Mura poligonali. Di grande suggestione è anche la Sacra rappresentazione della passione di Cristo.
Bassiano è un comune di 1.446 abitanti, il più alto della provincia di Latina dopo Rocca Massima e Campodimele. Le origini di Bassiano e del suo centro collinare non sono ancora del tutto chiare. Qualche autore ha scomodato divinità mitologiche, altri hanno chiamato in causa imperatori romani vantando che Bassiano sia stata fondata dall'imperatore Caracalla, o di portare altresì il nome di San Bassiano vescovo di Lodi. La storia di Bassiano ha inizio certamente intorno al X secolo e parte da un piccolo gruppo di pastori e contadini costretto a rifugiarsi, in questo luogo completamente coperto alla vista della pianura, a causa delle continue scorrerie barbariche. Le prime notizie scritte su Bassiano sono databili al 1169. I legami storici e di territorio con l'area della Torre di Acquapuzza, probabile continuazione del castrum latino di Acquaputrida di cui è attestata l'appartenenza all'imperatore Caracalla, farebbero comunque propendere per l'ipotesi di una derivazione del nome dall'antroponimo "Bassianus" forse attribuito anticamente al Castello di Acquapuzza, e solo successivamente trasferito al centro collinare in ragione di una migrazione di popolazione. Nel 1240, Papa Gregorio IX nomina Signore dei Castelli di Sermoneta e Bassiano Trasmondo Annibaldi, per ringraziarlo dell'aiuto ricevuto contro i tentativi di invasione di Federico II. Gli Annibaldi governarono il paese fino al 1297 anno in cui il castello passò in possesso dei Caetani che lo governarono fino alla soppressione dei feudi, fatta eccezione che per un decennio (1492 - 1502) in cui governarono i Borgia. La storia di Bassiano è segnata profondamente dall'azione dei movimenti spirituali del XIII e XIV secolo, che furono i promotori di un rinnovamento sociale. I fraticelli spirituali, rigidi osservanti della regola di San Francesco d'Assisi, che trovarono rifugio nella grotta di Selva Scura, oggi annessa al Santuario del Crocifisso. E per alcuni, i Cavalieri templari che, si ritiene, abbiano lasciato il segno del loro passaggio nel Santuario del Crocifisso e nella piccola chiesa di San Nicola. È solo all'inizio del XVI secolo che i Caetani, con la costruzione del palazzo Baronale, lasciano un'impronta del loro dominio sulla terra di Bassiano. Fu Bonifacio Caetani che nel 1554 fece costruire un importante palazzo, quale rifugio delle insidie della palude e luogo di cura per la sua salute malferma. Il palazzo ingloba nel suo interno case e botteghe medievali che i Caetani nel corso del XV secolo avevano acquistato in località “Porta salamandra” che era la principale via di accesso al Castrum. Nel 1541 Camillo Caetani promulga gli statuti di Bassiano. Tutto era sotto il controllo del duca: la proprietà, la famiglia, la chiesa. Ma un'arma più potente della polvere da sparo e degli archibugi sta vedendo gli albori in quel tempo: il libro. Attraverso il tipografo umanista Aldo Manuzio, il libro diffonde la cultura, le idee e riscatta le genti dall'oppressione dei potenti. Nella cittadina dei Lepini è stata da oltre un decennio avviata una raccolta di Opere Aldine. Più di recente è nato, in collaborazione con l'Università degli Studi di Roma "La Sapienza", il progetto di un Museo delle Scritture con l'intento di restaurare e, quindi, valorizzare una sala in cui sono conservati importanti graffiti carcerari della fine del XVIII secolo. Il Museo delle Scritture Aldo Manuzio rende omaggio al suo più celebre concittadino e rappresenta un centro di ricerca, conservazione e valorizzazione delle scritture, che racconta in chiave didattica un percorso storico e antropologico. Siti di interesse: chiesa di San Nicola, Santuario del Crocefisso, Santuario della SS Trinità, centro storico con le mura castellane.
Il percorso in breve:
Il percorso inizia nella città alta di Terracina, davanti al Duomo (Cattedrale di San Cesareo) e al complesso monumentale del Foro Emiliano. Le prime pedalate sono nei suoi vivaci vicoli, procedi facendo attenzione ai pedoni e alle macchine che, ogni tanto, passano (nella zona del Foro si consiglia di portare la bici a mano). Attraversato il suggestivo incrocio di Via Posterula, si inizia la discesa fino a raggiungere la quota del canale di navigazione, costruito durante l’opera di bonifica voluta da Pio VI. Qui, con attenzione al traffico, si percorre un tratto della Via Appia Traianea, cioè la nuova via costruita dall’imperatore romano Traiano, in alternativa a quella che attraversa il Foro (Appia Claudia), per rendere più agevole il viaggio verso sud. Diamo un arrivederci al mare e al porto e imbocchiamo Via dei Volsci per giungere alla porta romana che ci permette di rientrare nella Via Appia Antica. Da questo punto si continua sempre dritto ammirando i diversi monumenti funerari che si trovano lungo questa via. Giunti nella ex stazione ferroviaria si attraversa il suo parcheggio e si continua dritto verso lo sperone di Monte Leone che si intravede in lontananza. Ma non ti preoccupare, l’Appia Antica evitava i percorsi impegnativi a favore della scorrevolezza e, perciò, il nostro cammino aggira queste vette occidentali dei Monti Ausoni fino ad imboccare la vallata del fiume Amaseno che funge da divisore topografico dai Monti Lepini. Varcato il sottopasso della Statale, il terreno si ammorbidisce in una gradevole pianura: è l’arrivo nell’agro pontino. Le coltivazioni e i bestiami si fanno sempre più presenti, giovando dell'abbondanza d’acqua che è trasportata dal fiume Amaseno e dalla caratteristica topografica stagnante (questi territori sono stati toccati dalle opere di bonifica di inizio ‘900). Il tracciato dolce e piatto porta, in un batter d’occhio, a raggiungere il fiume che regna in questo bacino. Da qui, il cammino accompagna le sue acque e ci conduce all’interno della sua valle. Alzando gli occhi potremmo cominciare a vedere, in lontananza, le sagome dei Monti Lepini che fanno da sfondo a questo splendido panorama. Prima di giungere nella città di Priverno, potente centro Volsco del IV secolo A.C., susseguentemente sottomesso ai romani, il percorso ci porta nell’imponente Abbazia di Fossanova. Questo tempio, splendidamente conservato, costituisce uno dei rari esempi di arte gotico-cistercense ed è inserito in un caratteristico borgo dove sarà possibile fare una pausa per un caffè.. Si consiglia di fare una visita all’interno dell’Abbazia per conoscere il suo magnifico chiostro e la cappella dove nel 1274 morì San Tommaso D’Aquino. Dopo questa pausa, si risale in sella per puntare verso Priverno, città ricca di tradizioni e folclore e di tipica pianta medioevale. All’interno della sua Concattedrale è conservato una reliquia di San Tommaso D’Aquino, santo patrono della città. Il percorso qui diventa un po’ più impegnativo, sterrato, tramite single tracks che affiancano il letto del fiume. Nel caso di pioggia, ci può essere un po’ di fango. In questo caso, si può seguire la cicloturistica. L’arrivo in città è in salita. Arrivati in cima, è consigliabile prendersi del tempo per conoscere la città e rifocillarsi in uno dei suoi punti ristoro. Dopo Priverno, si torna ad attraversare la statale per rientrare nel territorio della bonifica. Il percorso costeggia i tipici canali delle acque, ed il terreno, lentamente, inizia a mutare man mano che ci si avvicina alla catena dei Monti Lepini. Per arrivare a Sezze, le salite saranno persistenti compagne di viaggio mentre il paesaggio verso la pianura pontina e il litorale saranno di più facile impegno. Il fondo, tra Sezze e Priverno contiene tratti di carrareccia sterrata e di asfalto (strada). Dopo il tratto di sterrato si imbocca la strada, Via Sorana, che sale lentamente, tramite tornanti, ed è piuttosto trafficata (attenzione). Si recupera il fiato per conoscere questa storica città, dove le rovine romane si fondono con edifici medievali e rinascimentali. Si possono recuperare le energie assaggiando le famose crostatine di visciole sezzesi, una prelibatezza locale. Manca poco per Bassiano, termine tappa. Si scende per le strade asfaltate di Sezze passando davanti al cimitero ed imboccando le salite per Bassiano. È il momento di mettercela tutta ed impegnare tutta l’energia delle crostatine. Un meritato pasto ci aspetta nelle locande di questo splendido borgo, conosciuto per la sua storia legata all’imperatore Caracalla e per essere la patria dell’editore, grammatico e umanista Aldo Manuzio.