Descrizione
Breve descrizione del percorso
Teano: è un comune italiano di 12.061 abitanti della provincia di Caserta in Campania. Città di origine osca, è l'antica Teanum Sidicinum, capitale dei Sidicini. È famosa per essere stata teatro dello storico incontro tra Giuseppe Garibaldi e il re Vittorio Emanuele II, avvenuto nel 1860, per cui viene spesso definita anche culla dell'Unità d'Italia. Il territorio sidicino, prevalentemente collinare, si sviluppa sulle pendici del massiccio vulcanico di Roccamonfina, il più antico vulcano della Campania, nel territorio compreso tra la valle del fiume Savone e quella del torrente Rio Messera, ed è compreso nel Parco Regionale di Roccamonfina-Foce Garigliano, istituito nel 1999. In antichità si oppose agli attacchi dei Sanniti prima e dei Romani dopo. Con la conquista romana, Teano divenne municipio romano con propria monetazione. Ottenne lo stato di colonia sotto l’imperatore Augusto. In questo periodo, di grande sviluppo urbanistico, si estese dalla sommità del colle verso la pianura, e si arricchì di edifici pubblici: un anfiteatro, un foro, un teatro/tempio di età tardo repubblicana e ampliato nella media età imperiale, templi e strutture termali. Fu espugnata nel 594 dai Longobardi del duca Arechi I. Fu sede di una contea longobarda e insediamento militare a guardia del confine. Fu governata in quest'epoca da un Gastaldo, dipendente da Capua. Dopo aver fatto parte della contea di Capua, Teano e Caserta, diventò contea indipendente dal 981. Federico II, dopo la sua incoronazione ad imperatore, la rese demaniale. Successivamente, mentre Federico era impegnato in Siria per la crociata, l'esercito papale ne approfittò per impadronirsi con la forza di Teano e di tutto il territorio dell'antica contea longobarda. L'imperatore, ritornato in Italia nel 1229, riconquistò le città. Siti di interesse: necropoli (di Carrano, del Fondo Ruozzo, di Orto Ceraso, di Gradavola, di Torricelle); teatro/tempio in località "Grotte"; Museo archeologico di Teanum Sidicinum; La chiesa di San Paride ad Fontem; Ex Chiesa di San Benedetto, di epoca carolingia; convento del santuario di Sant'Antonio, fondato nel 1427, con chiostro tardo-gotico.
Sessa Aurunca: Sessa Aurunca è un comune italiano di 21.102 abitanti. Collocata al confine nord-ovest della Campania e della provincia di Caserta dispone di una fascia costiera sul litorale domizio a breve distanza dal golfo di Gaeta. È separata dal Lazio, provincia di Latina, dal fiume Garigliano. Il centro cittadino che dà il nome alla municipalità è collocato sul pendio di tufo vulcanico a sud-ovest del vulcano spento di Roccamonfina, su di un piccolo affluente del Garigliano. Il centro storico della città fa parte del Parco Regionale di Roccamonfina-Foce Garigliano. Il nome Sessa deriva da Colonia Julia Felix Classica Suessa (o in breve "Suessa"), città appartenente alla Pentapoli Aurunca. Sessa Aurunca è di antichissima origine come confermano tracce di insediamenti preistorici e le necropoli dell'VIII secolo a.C., epoca in cui qui risiedevano gli Aurunci, un antico popolo italico. Nel 337 a.C. la postazione fu abbandonata, sotto la pressione dei Sidicini, in favore della zona dell'attuale centro storico di Sessa. Fu un centro importante degli Aurunci, ma nel IV secolo a.C. fu conquistato dai Romani che sconfissero nel 313 a.C. la Pentapoli Aurunca. Divenne un ragguardevole centro militare, commerciale e agricolo e venne elevata a "municipium" nel 90 a.C. La posizione vantaggiosa tra la Via Appia e la Via Latina ne fa un centro di produzione agricola. Nell'età imperiale Suessa conosce la sua massima espansione urbana: il centro abitato si estendeva su un'area quasi doppia rispetto a quella attuale e contava numerosi e importanti monumenti. Al declinare dell'Impero romano, Sessa - diocesi almeno dal V secolo - vive un periodo di decadenza. Dopo essere stata interessata alle vicende storiche di Capua, Salerno, Benevento e Gaeta, riacquista parte della sua antica importanza verso il XII secolo. Tra il XIV e il XV secolo i Marzano, signori di buona parte di Terra di Lavoro e una delle più potenti famiglie del Regno di Napoli, fecero di Sessa la capitale dei loro feudi. La signoria dei Marzano ebbe termine nel 1464 e Sessa per breve tempo è eretta in arciducato. Nel 1507 è concessa in feudo a Gonzalo Fernández de Córdoba, che aveva portato a termine la definitiva conquista del Regno di Napoli da parte di Ferdinando il Cattolico e ne aveva ottenuto il titolo di viceré. Agli inizi del XIX secolo in seguito agli avvenimenti che andavano scuotendo il Regno napoletano, Sessa si trovò priva di due pilastri della sua importanza: la nobiltà e gli ordini religiosi che sin dal XIII secolo, avevano formato uno dei cardini della vita cittadina. Conservò però la diocesi e mantenne un suo ruolo come centro importante della provincia di Terra di Lavoro nel Distretto di Gaeta. Siti di interesse: Cattedrale di Santi Pietro e Paolo (1183); Chiesa di Santo Stefano (XIII-XIV secolo); Chiesa di San Giovanni a Piazza (XIV-XVIII secolo); Chiesa e convento di San Germano (XIII-XVIII secolo); Castello Ducale (X secolo); Convitto Nazionale Agostino Nifo; Scavi e Teatro romano di Suessa; Criptoportico; Settimana Santa; Parco Regionale di Roccamonfina-Foce Garigliano.
Castelforte è sito al confine sud-orientale della provincia di Latina, alle estreme propaggini del massiccio dei Monti Aurunci, gli antichi Montes Vescini. Il centro storico si trova su di un'altura collinare, così come anche la frazione Suio. Da queste colline si domina la valle del fiume Garigliano. Il nome Castelforte deriva dal latino Castrum forte. L'aggettivo forte è dovuto probabilmente all'ottima posizione strategica di difesa data la posizione di vedetta sulla valle del Garigliano e in particolare sulla foce stessa del fiume, una volta navigabile. Alcuni studiosi, sostengono che Castelforte sia sorto sulle rovine dell'antica città di Vescia, appartenente alla Pentapoli Aurunca, distrutta dai romani nel 340 a.C. Su tutto il territorio del Comune giacciono una grande quantità di antiche vestigia, ma non si hanno notizie storiche esatte risalenti all'epoca preromana e romana a parte quelli relativi alle imponenti Terme Vescinae molto frequentate in epoca Imperiale, databili con certezza al III secolo. Castrum Forte nacque indubbiamente prima dell'anno 1000 come difesa del retroterra o anche come rifugio degli abitanti della piana sottostante. L'impostazione urbana è di una tipica piazza d'armi, ciò si può rilevare dalla cinta muraria munita di torrioni circolari, dalla porta di accesso e dal maschio imponente, punto di avvistamento e di comunicazione con le altre fortificazioni della zona. Il castello più vicino a Castrum Forte è Castrum Suji, a Suio. Per questa che è la frazione più importante si hanno dati sulla fondazione più certi, dovuta alla maggiore importanza storica di Suio. Sorto prima di Castelforte, Suio era strettamente legata al controllo delle proprietà del monastero di Montecassino. Entrambi i castelli erano posti in posizione tale da costituire un ottimo punto di vedetta e di guardia al fiume Garigliano, all'epoca importante via fluviale di comunicazioni tra Montecassino e il mar Tirreno. A Castelforte, sostò Consalvo da Cordova che condusse l'esercito spagnolo nella battaglia del Garigliano del 29 dicembre 1503 ponendo fine al dominio francese sul meridione d'Italia. Tra il 1798-99 le truppe napoleoniche attraversano l'Italia spodestando i regnanti. In questo periodo i castelfortesi insorgono contro gli invasori e contribuirono con due compagnie di volontari alle truppe a massa di Fra Diavolo. A Castelforte si costituì una cellula di tipo carbonaro, la Grande Unione dell'Unità d'Italia, ispirata alle idee mazziniane. Molti castelfortesi subirono un lungo processo per questo nell'anno 1848 dalla Gran Corte Criminale di Santa e furono imprigionati. Nel 1943-44, durante la risalita delle truppe alleate verso Roma, per oltre nove mesi Castelforte fu sottoposto a incessanti bombardamenti da parte degli alleati per contrastare i tedeschi che qui tenevano la linea Gustav. Centinaia di castelfortesi morirono per i bombardamenti, le mine e gli scoppi dei residuati bellici, molti non sopravvissero alle vessazioni o furono trucidati dagli occupanti tedeschi. Siti di interesse: War Museum Gustav Line Garigliano Front; Palazzo Comunale, Porta Ciancia, Torre quadrangolare (o Mastio), Cinta Muraria, Chiesa di Santa Maria in Pensulis.
Minturno è un comune italiano di 19.782 abitanti della provincia di Latina nel Lazio. Il comune di Minturno è adagiato sulle propaggini costiere e meridionali dei Monti Aurunci. Le sue spiagge sono bagnate dal mar Tirreno nel golfo di Gaeta e si spingono a sud sino alla foce del Garigliano. La parte principale dell'abitato oggi si estende con continuità dalla collina della medievale Traetto (oggi Minturno) fino alle località costiere di Scauri e di Marina. È possibile che il nome Minturno derivi dalla dea Ctonia Manturna. La città di Minturnae sorgeva lungo il percorso della via Appia, presso il fiume Garigliano. Le sue origini risalgono ad un centro ausone, appartenente alla Pentapoli Aurunca. Sconfitto il popolo aurunco nel 314 a.C. durante la seconda guerra sannitica, i romani distrussero completamente le città della Pentapoli. Minutrni fu rifondata come colonia romana nel 295 a.C. e al suo ager apparteneva l'area tra i Monti Aurunci e il Tirreno, comprendente una zona residenziale sulla costa dell'odierna Scauri (già Pirae), con estese villae maritimae, e una zona agricola e produttiva, lungo il fiume e sulle colline, dove si trovavano diverse villa rustica o fattorie. Come detto presso la foce del Garigliano sorgeva il bosco sacro della dea Marica. Nelle paludi dell'antico Minturno trovò rifugio, nell'88 a.C., il console Caio Mario, tallonato dagli uomini del rivale Silla. I magistrati locali ordinarono la sua uccisione per mano di uno schiavo cimbro. Il condottiero riuscì a sfuggire alla morte, dopo aver intimorito il germanico. La città venne distrutta probabilmente dai Longobardi tra il 580 e il 590. Dopo la distruzione di Minturnae, gli abitanti si rifugiarono sul colle vicino, fondando il centro di "Traetto" o "Traietto". gestito da un diacono dipendente direttamente dal Papa. Sotto il potere pontificio, Traetto fu cinta da mura, ma venne distrutta, nell'883, da Saraceni venuti per lo più dalla Sicilia musulmana e che si stabilirono nella piana del Garigliano. Essi vennero poi scacciati nel 915 dalla lega voluta da papa Giovanni X. Successivamente fu conquistata dai Normanni di Sicilia, nel XII secolo appartenne alla famiglia normanna dell'Aquila (de l'Aigle) imparentata con la famiglia reale d'Altavilla, e dal 1299 per matrimonio ai Caetani quando divennero titolari della contea di Fondi, di cui Traetto faceva parte. Successivamente passò nelle mani delle famiglie nobiliari dei Colonna, Gonzaga Colonna e dai Conti Carafa. “Durante l'ultimo conflitto mondiale, la città ed il suo contado, situati a ridosso della linea Gustav, furono teatro di durissime battaglie e violenti bombardamenti che provocarono numerose vittime ed ingenti danni. Cittadini, inermi e stremati dalle privazioni, furono passati per le armi dalla rappresaglia dell'esercito tedesco in ritirata” con questa motivazione la città di Minturno è stata insignita della medaglia d’oro al Merito Civile. Siti di interesse: Chiesa di San Pietro (XI-XII secolo), "Ponte pensile" sul Garigliano, Castello baronale, Il Comprensorio archeologico, presso la frazione di Marina che racchiude gran parte dei resti dell'antica città-porto.
Il percorso in breve:
Si parte da Teano su Via di Porta Roma che conduce al monumento che simboleggia l’incontro tra Garibaldi e Vittorio Emanuele II, alla fine della spedizione dei Mille. Oltrepassato il monumento, svolta a sinistra per imboccare Via Luigi Sturzo. Continua dritto, passa per il ponte e dopo gira per la prima strada a sinistra. Si entra in campagna e si inizia la salita fino a raggiungere il vecchio basolato della via Adriana. Prosegui fino alla fine del basolato, quando si incontrerai di nuovo l’asfalto e gira a destra. Dopo 1 km si arriva alla piccola frazione di Casamostra. Continua, utilizzando delle strade secondarie, e incontrerai dapprima Corbara per poi raggiungere il sentiero che, dopo la chiesa della Madonna del Ponte, ti porterà dentro Sessa Aurunca. Attenzione perché esiste un tratto qui, prima di accedere alla città, in cui bisogna spingere la bicicletta. Da Sessa Aurunca, dopo aver ammirato il suo duomo, si prosegue in discesa per imboccare un sentiero che ti porterà a Cupa. Da Cupa a Lauro di Sessa i percorsi sono abbastanza duri, sterrati e con elevata pendenza (esige ottime capacità tecniche). Se non si senti a tuo agio, per evitare questo tratto, da Sessa Aurunca si prende il tratto stradale della SS430. Da Lauro di Sessa, si riparte in asfalto per arrivare all’imbocco di un altro sentiero sterrato che si snoda lungo le campagne. Questo sentiero attraversa la Strada Regionale SS430 (attenzione all’incrociarla) per poi continuare in discesa. Da questo momento già si sente la presenza del fiume Garigliano, una volta che la carrareccia percorre la sua sponda sinistra. Alla fine della strada sterrata, si attraversa Maiano, una frazione di Sessa A. che si trova in campagna. Una volta Si rientrato nella via asfaltata fai un giro a destra per prendere il ponte sul fiume Garigliano (il ponte è attualmente interdetto alle auto ma le bici possono passare). Poi tira dritto fino ad arrivare al benzinaio che si trova all’angolo di Via delle Terme e poi svolta a sinistra. Fatti circa 200m gira ancora a sinistra, poi a destra e ti troverai nuovamente in una carrareccia sterrata. Si tratta di un breve tratto sterrato perché si rientra a via delle Terme per giungere a Grunuovo. Passato il centro commerciale della città si fa un giro a sinistra per uscire dalla via trafficata ed entrare in una via secondaria che ti porterà a Via Pantaniello, una strada sterrata di campagna. La strada incrocia Via Porto Galeo, molto trafficata. Qui la riprendiamo per 400m, facendo una svolta a destra, per poi uscire nuovamente a destra. Da qui, su strade asfaltate secondarie, si inizia la salita per giungere Minturno. All’arrivo si passa davanti alla chiesa dell’Annunziata per poi fare un giro a destra e finire davanti alla Chiesa di San Francesco. Benvenuto a Minturno!